martedì 30 marzo 2010

MERENDINO

Per il lunedi del pellegrino una giornata di festa realizzata dai ragazzi di Progetto Indastria.

Pranzo,musica Djset e voglia di socializzare.

Dove: frantoio sociale del compitese

Ora: dalle 12 alle 20 e poi cena alle 20:30 della società popolare mutuo soccorso Giuseppe Garibaldi. Solo su prenotazione!!

Info: 3497707282_3283281824






lunedì 22 marzo 2010

ARTICOLO DA LEGGERE E FARE RIFLESSIONE.


Razza clandestina
«Alle scuole di qualsiasi ordine e grado, ai cui studi sia riconosciuto effetto legale non potranno essere iscritti alunni figli di clandestini». Questo importante decreto è stato emanato in settembre; due mesi dopo, in novembre, un altro decreto, all'articolo 3 ha precisato la materia: «Alle scuole pubbliche o private, frequentate da alunni italiani, non potranno essere iscritti alunni figli di clandestini».
Non si tratta del settembre, del novembre dell'anno scorso. Si parla naturalmentedi decreti di oltre settanta anni fa, 1938, emanati a S. Rossore dal re imperatore su ispirazione del duce e del ministro dell'istruzione nazionale, sentito il ministro delle finanze. Naturalmente le parole «figli di clandestini» sostituiscono quelle originali «di razza ebraica». Questo i lettori lo avranno capito. Sono le leggi razziali, occasione di massima vergogna del nostro paese di fronte alla storia: l'esclusione dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze dalla scuola per il solo fatto di essere di razza ebraica e cioè figli e figlie di genitori ebrei è forse la più turpe delle leggi razziali. Ci risiamo.
Il caso è noto. Ne hanno scritto sul manifesto di ieri Marco Bascetta, Giorgio Salvetti, Maurizio Golgi e Mauro Ravarino. La prima sezione della Cassazione ha ritenuto applicare la legge principale che difende le frontiere della fortezza Europa, contro le leggi secondarie dei vincoli familiari e del diritto all'istruzione. Un genitore colpevole del reato di clandestinità non può aggirare la legge fondamentale, inventando che suo figlio ha bisogno di lui.
Non basta il diritto dovere all'istruzione e alla formazione introdotto dalla legge Moratti o il diritto alla prestazione scolastica obbligatoria come si dice nel pacchetto sicurezza: non si configura così una situazione di necessità grave, di assitenza urgente al figlio da parte di un genitore, per far sì che questi possa rientrare o soffermarsi nel paese che gli è precluso. La Cassazione (prima sezione) è astuta e coglie la malafede. La scuola è vita normale, non c'è «grave motivo», non c'è «sviluppo psicofisico» non c'è «età» che conti. Un'eccezione è impossibile e quindi, quel tale va respinto: fuori.
Lo stato non può essere preso in giro. Lo sentenzia la Cassazione, contro se stessa e lo ripetono con soddisfazione i ministri del governo in carica. Né quella né questi pensano alle conseguenze per ragazzi e ragazze che vanno a scuola. O si costringe il personale scolastico a ribellarsi, oppure in un prossimo futuro, in settermbre alla ripresa della scuola potrebbero essere migliaia i nuovi alunni di razza ebraica, esclusi dalle scuole frequentate dagli alunni italiani. Il reato di clandestinità, con le sue conseguenze sia per gli operatori sanitari, sia per gli addetti alla scuola è una tagliola pericolosa.
Un bambino ogni otto nati in Italia nel 2009 è straniero, potenzialmente di razza ebraica. Solo quelli senza genitori vengono riconosciuti come propri dalla comunità nazionale. Gli altri, se non giocano bene al calcio come Mario Balotelli o Stefano Okaka, arrivati a 18 anni, avranno da parecchio da penare per essere accolti da mamma Italia. In cinque o sei anni sono nati in Italia quattrocentomila bambini stranieri; un quarto per non dire un terzo sono figli di persone irregolari, passibili del reato di clandestinità e quindi di espulsione, per non dire altro, senza se e senza ma. Tutto questo in condizioni tranquille, di normale disordine italiano. La crisi di occupazione, i tagli, i licenziamenti hanno però colpito in modo più che proporzionale i lavoratori stranieri che ora dovranno affrontare anche un altro problema di sopravvivenza: quello specifico, relativo alla scuola dei figli, oltre che quelli di salute e in generale di sopravvivenza. L'umiliazione di questi genitori che devono spiegare ai figli: dobbiamo scappare, dobbiamo nasconderci, devi sparire, non puoi più andare a scuola, è dura. E sarà un guasto imperdonabile per la comunità nazionale di cui tutti loro avevano cominciato a fare parte.
Gli ebrei, quando è iniziata la persecuzione in Italia, alimentata anch'essa da leggi, orrende ma pur sempre leggi, hanno talvolta avuto aiuto da brave persone che li hanno accolti e nascosti. Avverrà di certo lo stesso anche nella scuola italiana, dove presidi e insegnanti giocheranno a rimpiattino tra le ordinanze e i decreti ministeriali, cercando di salvare i loro amati ragazzi clandestini e la loro missione d'insegnamento universale.
Tra qualche decennio, nuove grandi autrici scriveranno di nuovo: «a un certo punto, un certo giorno la mia compagna di banco non c'è stata più. Eravamo molto amiche, avevamo cento segreti che sapevamo solo noi. Non l'ho più vista». E molti ex ragazzi adesso alla scuola materna, alle elementari, alle medie, ormai uomini e donne fatte si commuoveranno a quelle parole, avranno lo stesso desiderio di un passato diverso, più generoso. E sarà di nuovo il tempo della vergogna, per una bruttissima pagina che si poteva evitare e che solo la stupida fubizia di alcuni ha imposto alla paura, al desiderio di quieto vivere di tutti gli altri.
E' un momento grave quello che attraversiamo, ma l'esito delle elezioni regionali non c'entra. E di fronte alla «bolgia» che detesta, anzi per farvi fronte, il presidente della repubblica che è andato nella periferia romana all'Università cosiddetta di Roma due, potrebbe andare, sempre a Roma, in una scuola poco lontana dalla sua residenza e stare insieme ai bambini di tutti i colori che la fanno vivere. E imparare a conoscerli, anche per rendersi conto di quale potrebbe essere il ricco futuro del nostro paese, i prossimi 150 anni, sempre che si sappia meritarli.

martedì 16 marzo 2010

Precisazione

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venerdì 12 marzo 2010

Comunicazione

Il Collettivo Asi es mi futbòl sostiene e partecipa nella lotta della rivendicazione dei diritti per gli immigrati con il Comitato Primo Marzo Lucca e si pone come obbiettivo quello di creare un percorso costruttivo per il raggiungimento di risultati che siano a favore dei migranti al fine di permettergli una giusta convivenza nel nostro territorio.

mercoledì 10 marzo 2010

Anche se un pò in ritardo...


Il comitato “Primo Marzo 2010” ringrazia tutti coloro che hanno partecipato alla manifestazione antirazzista che si è svolta lunedì a Lucca. E' solo grazie alla straordinaria risposta data da associazioni, partiti e società civile se il corteo che si è snodato per le strade del centro cittadino è stato tanto colorato, vivo, pulsante, anche sotto il cielo grigio e la pioggia battente.
Siamo riusciti, insieme, ad esprimere la volontà e la voglia di creare una comunità inclusiva, accogliente e multiculturale, anche nel nostro territorio, dove si respira un aria da cui troppo spesso scaturiscono episodi violenti di stampo fascista.
Ci siamo trovati in piazza, italiani e migranti, nella nostra città, a lottare per affermare che i diritti sono di tutti, indipendentemente da religione, nazionalità o condizione e che cittadino è chi costruisce la propria vita su questo territorio.
Una lotta per la civiltà che ci vede tutti protagonisti.

All’indomani di un tale successo, intendiamo assicurare che l'azione del comitato non si è esaurita qui. La manifestazione che si è svolta il primo Marzo è stata l’esito di un percorso avviatosi poco più di un mese fa, ma al tempo stesso l’inizio di un processo culturale che intende creare le condizioni per il riconoscimento dei diritti e della dignità di ognuno.


Per info:
primomarzo2010lucca@gmail.com